Opportunità di profitto, gestione delle oscillazioni e benefici fiscali: la nuova frontiera degli investimenti in economia reale
Negli ultimi 15 anni, in America già da 30, si è sviluppata in Italia una nuova tipologia di investimenti nota come “economia reale”, caratterizzata da 3 peculiarità: rendimenti superiori alla media, oscillazioni contenute e vantaggi fiscali (per specifiche categorie).
Proprio per questi aspetti di “unicità”, gli investimenti di cui sopra sono definiti “investimenti nei mercati privati”, in antitesi con quelli che sono gli “investimenti nei mercati pubblici” nonché quelli conosciuti dalla maggior parte dei risparmiatori italiani (azioni e obbligazioni quotate in borsa).
Approfondiamone insieme le caratteristiche e capiamo come è possibile inserirli all’interno dei propri investimenti.
Indice dei contenuti
Cosa si intende per "economia reale"
L’accezione “economia reale” ci fa capire che questa nuova tipologia di investimento consente al risparmiatore di apportare un contributo concreto all’economia non solo per ciò che concerne la sfera finanziaria (come per i mercati pubblici classici) bensì anche per quello che riguarda la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo di nuovi business, l’innovazione tecnologica e l’impatto ambientale positivo.
In che modo? Attraverso l’utilizzo di strumenti che consentono di investire in aziende di qualità nella fase iniziale o immediatamente successiva all’inizio del loro ciclo di vita nonchè in progetti immobiliari di qualità senza i grattacapi tipici del classico acquisto di un immobile, il tutto grazie al lavoro di selezione del team di gestione degli strumenti stessi.
Da un punto di vista strategico, gli strumenti in questione sono dei veicoli finanziari che entrano nel capitale (o nel debito) delle aziende e si impegnano a farle crescere sulla base di accordi con gli imprenditori di riferimento in modo tale da uscire dopo un certo numero di anni dalle aziende stesse (con profitto per gli investitori) una volta che queste avranno raggiunto gli obiettivi concordati a priori.
Ovviamente, da come si evince, le aziende che vengono finanziate sono le PMI (piccole e medie imprese) italiane e internazionali che non sono così grandi per essere quotate sui mercati pubblici ma hanno enormi potenzialità di crescita. Basti pensare che in Italia sono le PMI a trainare l’economia, ragion per cui scopriremo che lo stato italiano ha già messo in atto una serie di iniziative volte ad incentivare questa nuova tipologia di investimenti.
Come investire in "economia reale"
Innanzitutto, è doveroso fare delle distinzioni all’interno di questa nuova forma di investimento, per cui capiamo le differenze tra investimenti in Private Debt, Private Equity e Venture Capital.
Con l’espressione Private Debt, intendiamo l’investimento in prestiti a PMI non quotate, per cui è assimilabile all’investimento in obbligazioni. Le aziende utilizzeranno i soldi presi in prestito per realizzare determinati progetti legati al loro business.
Con Private Equity invece ci riferiamo all’investimento in aziende con business consolidati che però non sono quotate in borsa, ad esempio l’azienda Ferrero (Nutella) e che hanno l’obiettivo di sviluppare/ampliare il loro business.
Infine, il Venture Capital si sostanzia nell’investimento in start-up, ossia aziende che si trovano all’inizio del loro ciclo di vita e hanno l’obiettivo di consolidare il proprio business e, in alcuni casi, quotarsi in borsa.
Come possiamo notare, gli ultimi due rami sono investimenti azionari, per cui non si finanzia l’azienda prestandole soldi, ma entrando nel capitale partecipando così alla sua crescita.
Come possiamo investire in economia reale? Utilizzando i FIA (Fondi di Investimento Alternativi).
Perché utilizzare un FIA? Un Fondo di Investimento Alternativo è un contenitore che raccoglie soldi da tanti risparmiatori e li investe in un numero elevato di aziende, privilegiando la diversificazione dell’investimento e non vincolando così la performance al destino di una sola azienda. Una volta compresa la forma più adeguata di investimento in economia reale, cerchiamo di comprenderne i vantaggi finanziari e fiscali di cui il risparmiatore può beneficiare.
Vantaggi dell’investimento in "economia reale"
L’investimento in economia reale è caratterizzato dal fatto di essere legato alla scadenza del FIA che si sceglie. Cosa significa? Ciascun fondo di economia reale ha un tempo/scadenza durante il quale non si può uscire dall’investimento in questione.
È proprio questa caratteristica che consente all’investitore di beneficiare di guadagni superiori alla media di quelli ottenibili con i mercati pubblici, cioè, quotati in borsa, in quanto viene riconosciuto loro un rendimento aggiuntivo per il fatto di “vincolarsi” per un determinato orizzonte temporale.
Inoltre, le oscillazioni (volatilità)legate all’economia reale sono di gran lunga inferiori rispetto ai mercati quotati, proprio perché il valore del fondo viene solitamente aggiornato dopo 3,6,12 mesi, a fronte della rilevazione giornaliera della quota di un fondo di investimento tradizionale.
In effetti si arriva ad un rendimento medio annuo che va dal 6%-7% per i FIA di Private Debt fino al 7%-10% per i FIA di Private Equity e Venture Capital, il tutto a condizione che si resti all’interno del FIA per un periodo che va in media dai 6/7 anni per il Private Debt agli 8/10 anni per il Venture Capital e Private Equity.
E da un punto di vista fiscale?
Solitamente, i FIA di economia reale già dal sesto anno cominciano a distribuire proventi all’investitore, proventi che però vengono considerati rimborsi di capitale e quindi non tassati al 26% come dei normali dividendi o delle cedole (per i BTP la tassazione delle cedole è al 12,5%). Per i FIA di economia reale che ne rispettano i requisiti, l’investitore può usufruire della normativa dei PIR Alternativi, che consentono l’esenzione fiscale anche sulle plusvalenze da investimento in economia reale.
In particolare, per i FIA di venture capital che investono in start-up innovative italiane, lo stato italiano consente all’investitore di detrarre dalle tasse il 30% dell’importo dell’investimento. Ciò vuol dire che per ogni1.000€ di investimento in FIA di venture capital in aziende italiane, il risparmiatore pagherà 300€ di tasse in meno.
Riflessioni sull’approccio all’ "economia reale"
Alla luce di quanto ci siamo detti, è fondamentale comprendere quale deve essere l’approccio giusto all’economia reale, che in realtà incarna perfettamente quello che dovrebbe essere sempre l’atteggiamento di un risparmiatore, indipendentemente dallo strumento in cui investe il proprio denaro.
Infatti, se di consueto la logica di un investimento è quella di considerare il suo controvalore solo alla data in cui i soldi ci serviranno (stabilita prima sulla base dei nostri obiettivi) senza farci condizionare dalle oscillazioni fisiologiche che necessariamente ci saranno lungo il percorso di investimento, lo stesso principio vale ancor più per l’investimento in economia reale, con la differenza però che quest’ultima nasce per generare rendimenti superiori alla media nel lungo termine e per questo non è possibile liquidare l’investimento prima della scadenza.
Per quale motivo? Se, ad esempio, immaginiamo di finanziare la Ferrero che deve espandere il proprio business, è chiaro che nei primi 2/3 anni di investimento l’azienda utilizzerà i soldi ricevuti dal FIA (e quindi dall’investitore) per comprare capannoni, macchinari, attrezzi ecc…, per cui il guadagno per il risparmiatore comincerà ad essere visibile negli anni successivi, quando l’azienda inizierà a beneficiare dell’espansione avviata.
Certamente, per la sua caratteristica di non poter essere smobilizzato prima della scadenza del FIA, l’investimento in economia reale può essere una parte importante del proprio portafoglio (max 30%) ma non quella principale, che comunque deve essere allocata in strumenti diversificati e pubblici (dunque flessibili sia nella possibilità di modificarne l’importo sia nella possibilità di vendita dello strumento).
Possiamo quindi pensare all’investimento in economia reale come ad un investimento finalizzato ad aumentare il rendimento del nostro portafoglio di investimento, migliorandone al contempo anche l’ efficienza, cioè le oscillazioni del suo valore che spesso inducono gli investitori ad assumere comportamenti poco riflessivi ed enormemente dannosi per il proprio patrimonio.