“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla – Anche negli Investimenti”
“Those who cannot remember the past are condemned to repeat it”
— George Santayana
Quando si parla di mercati finanziari, c’è una frase che torna spesso nei momenti di crisi: “questa volta è diverso”. Eppure, a ben guardare, la storia insegna che i mercati si muovono seguendo dinamiche cicliche, fatte di euforia e paura, crescita e contrazione. Ignorare queste dinamiche può portarci a commettere gli stessi errori, ancora e ancora.
Ma di quali dinamiche cicliche parliamo?
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La ciclicità dei mercati
Nel 2020 il mondo si è fermato, in un mese il mercato azionario è calato del 35% circa e poi ha chiuso l’anno a +18,4%, nonostante i dubbi: ritorneremo a vivere? Ritorneremo a viaggiare? Il mondo ripartirà? E poi alla fine non solo ne siamo venuti fuori, ma il mercato ha segnato nuovi massimi.
Come riportato nel grafico in basso, cali di mercato durante l’anno (colona DD) sono fisiologici anche in anni ampiamente positivi, come si nota nella colonna TR che rappresenta il guadagno del mercato azionario a fine anno.
Perché esistono le oscillazioni? Le oscillazioni sono il prezzo da pagare per avere rendimenti spesso anche a doppia cifra, inesistenti in altre forme di investimento elementari come BTP, BOT, buoni fruttiferi postali e conti deposito.
Nel momento in cui scrivo, il calo infrannuale del mercato azionario nel 2025(ultima riga) è di circa il 20%.
Se guardiamo i dati storici, vediamo chiaramente una successione di fasi: mercati rialzisti (bull market) e mercati ribassisti (bear market). Eppure, nonostante le crisi (dot-com, Lehman, Covid, inflazione post-2022), chi ha mantenuto la rotta ha ottenuto rendimenti positivi nel medio-lungo periodo:
La lezione è semplice: sono più gli anni positivi che quelli negativi. Vince chi resta investito anche negli anni negativi, poiché lo sarà anche in quelli positivi che sono quelli in cui si costruisce il guadagno di un portafoglio di investimento.

I comportamenti giusti sono semplici ma non facili da intraprendere
Alla luce di quanto è stato detto, dovrebbe essere chiaro che un investitore non deve farsi prendere dal momento di mercato, sia esso un momento di euforia o un momento di panico, ma programmare i propri investimenti sulla base dei propri obiettivi di medio-lungo periodo.
Certamente, detto così, sembra molto facile, ma quando durante il percorso di investimento ci si imbatte in cali di mercato che, ribadiamo, sono la normalità, mantenere la barra dritta ed essere concentrati sui giusti comportamenti inizia ad essere difficile, senza l’aiuto di un professionista come punto di riferimento per navigare le acque dei mercati finanziari in modo consapevole.
Perché è difficile focalizzarsi sui propri obiettivi? A tal proposito il contributo della finanza comportamentale, scienza che studia come le emozioni degli esseri umani interferiscono con le loro scelte finanziarie, è di fondamentale importanza. In effetti i principali esponenti della finanza comportamentale mostrano come gli operatori di mercato si lascino troppo spesso guidare dal contesto di mercato di riferimento, perdendo grosse opportunità di guadagno nel medio-lungo periodo.

Come si nota dal grafico, nel momento in cui c’è da essere più investiti nei mercati finanziari, quindi, in momenti di calo in cui i prezzi sono più bassi, le persone tendono a fare l’opposto e ad uscire dal mercato, perdendosi anni di guadagni importanti.
Viceversa, quando i mercati sono in crescita, le persone tendono ad investire di più, facendosi prendere dall’euforia del momento.
Tutto ciò solo perché danno ascolto al rumore di sottofondo che caratterizza un momento di calo di mercato, rumore rappresentato da articoli dei media, previsioni catastrofiche e dichiarazioni tutt’altro che disinteressate di fantomatici guru della finanza.
Le emozioni non sono una strategia
La finanza comportamentale ci insegna che l’investitore medio tende a vendere nel panico e comprare nell’euforia.
Questo porta a risultati scarsi, anche in mercati in crescita.
Due emozioni dominano:
- Paura, che fa vendere nel momento sbagliato;
- Avidità, che fa comprare quando è già troppo tardi.
Il segreto è non farsi travolgere dal rumore del mercato, che dal 1960 ad oggi si è notevolmente ampliato. In effetti, lo sviluppo dei media e informazione, spesso fuorviante, praticamente in tempo reale provocano nel risparmiatore uno stimolo costante a fare scelte di mercato, quando la cosa migliore da fare è non prendere decisioni affrettate e farsi guidare dalle proprie esigenze, non da cosa deciderà Trump domani.
In effetti, come vediamo dal grafico in basso, a partire dal 1960 fino ad oggi c’è stato un decremento del tempo medio di investimento in azioni dagli 8 anni e 3 mesi ad addirittura 6 mesi dal 2020 in poi. Ma come possiamo aspettarci un guadagno sui mercati se si investe a 6 mesi e l’orizzonte temporale adatto alle azioni è almeno 7/8 anni?

La storia insegna, la pianificazione protegge
Conoscere la ciclicità dei mercati non serve solo a livello teorico. Serve a costruire un portafoglio coerente, con:
- Obiettivi precisi;
- Orizzonte temporale adeguato;
- Diversificazione efficace;
- Liquidità per far fronte agli imprevisti.
Il mercato si muoverà su e giù, ma una buona pianificazione ti permette di attraversare ogni fase con serenità, senza farti condizionare dall’emotività.
Ogni crisi sembra unica. Ogni volta sentiamo dire che è diversa.
Ma le logiche di fondo restano sempre le stesse: la finanza è ciclica, l’emotività è una cattiva consigliera, e il tempo è il miglior alleato dell’investitore paziente.
Non si tratta di prevedere il futuro. Si tratta di prepararsi ad affrontarlo.
“I mercati cambiano volto, ma le lezioni restano le stesse. Sta a noi decidere se ascoltarle.”